Le elezioni amministrative di Grottaferrata, qualche cosa
l’hanno detta. Eccome se l’hanno detta. Anche se i più duri d’orecchie sembrano
essere proprio coloro i quali, al contrario, dovrebbero aprirle bene per
ascoltare i messaggi che arrivano dall’elettorato. Ma tant’è, forse è ancora un
po’ presto; gli animi sono ancora nervosi. Si vedrà.
Partiamo da una fotografia del voto, in questa tornata
che, è bene sottolinearlo, ha visto europee e comunali insieme; l’election day
come piace ad alcuni definirlo.
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Vanno al voto al primo turno 11.322 elettori su
15.895 aventi diritto, il 71,22%;
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Al secondo turno votano 7330 il 46,11%;
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Fontana, candidato del centro destra, prende al
primo turno 4.062 voti, 36,86%;
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Broccatelli, candidato del Pd prende 3.050 voti 27,67%;
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Consoli, per La Città al Governo, schieramento
alternativo di centro sinistra, prende 1.897 voti, 17,21%;
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Scardecchia dei 5 stelle prende 1.265 voti,
l’11,47;
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Magnani con due liste civiche prende 746, il
6,76%.
Ulteriori significatività
Al secondo turno torna al voto
un numero di elettori più o meno uguale a coloro che al primo turno hanno
espresso preferenza per Fontana e Broccatelli. Gli altri, coloro che hanno
votato al primo turno per gli altri candidati, hanno preferito restarsene a
casa. Magari qualcuno non è andato e qualcuno si, ma la sostanza è questa. Il
significato politico di questo dato è che i candidati al ballottaggio sono
stati percepiti comune uguali. L’uno valeva l’altro e dunque… non si è
scapicollato nessuno;
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Al ballottaggio Fontana prende 74 voti in più,
Broccatelli ne prende 68 in meno;
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Il risultato finale è Fontana 4.136, Broccatelli
2.982. Una differenza di 1.154 voti;
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Il Pd alle europee conquista il 40% e rotti; lo
stesso giorno alle amministrative crolla al 21,43%;
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Il M5S alle europee raggiunge il 24% e
spiccioli; lo stesso giorno alle amministrative precipita a quota 11,47%.
C’è di che riflettere.
Il centro destra si presentava
nell’imminenza della campagna elettorale, disunito e frammentato. Diversi nomi
si accavallavano per la leadership, ma alla fine chi è rimasto in piedi è stato
Fontana. Il quale ha il merito di aver aggregato i vari gruppi. Il centro
destra ha vinto, anzi ha stravinto, perché ha organizzato liste forti con nomi
di spicco capaci di aggregare consensi su se stessi e quindi su Fontana. Sono
scesi in campo in prima persona i colonnelli. C’è poco da dire, anche un cieco
lo vede. Basta dare un’occhiata alle preferenze che hanno ottenuto i
consiglieri.
Per il Pd è stata una débacle.
Al contrario del centro destra, il Pd si è presentato alla competizione
elettorale che più disunito non poteva. È ora di dirlo chiaramente; le primarie
sono un problema. Sono permeabili, troppo permeabili, ai voti esterni. Andate a
rileggere le polemiche sulle primarie, non solo di Grottaferrata, sul
cosiddetto “voto inquinato”, fenomeno peraltro ammesso anche da esponenti
nazionali di questo partito. Le primarie poi, esaltano ancora di più le lacerazioni
interne delle correnti del Pd, tanto che chi vince poi resta solo a combattere.
E allora come vinci? Gli sfidanti di Broccatelli alle primarie del Pd sono
rimasti fuori dalle liste. Come mai? Qualcuno lo può spiegare? Perché Bertuzzi,
Andreotti ed altri uomini di spicco come la Elmo o altri ancora, hanno
preferito starne fuori? Non dice niente questo? Altro che colpa di Rita Consoli
e de La Città al Governo. Chi vuol nascondere la testa nella sabbia pensa e
dice così, la verità però è tutt’altra. E non vale una cicca il ragionamento
della somma matematica dei voti. Gli elettori non sono oggetti che si spostano
come ad un gioco da tavolo. Gli elettori scelgono perché si fidano o si
affidano a qualcuno che pensano possa svolgere bene il compito di consigliere e
gli danno la preferenza; oppure scelgono in base a ciò che dici, ai valori che
porti avanti, alla convinzione con cui lo fai, alla serietà e competenza che
dimostri, alla credibilità. In questo caso scelgono il progetto. Ma nel Pd non
c’era né l’uno né l’altro, perché gli uomini simbolo sono rimasti fuori e il
progetto era interscambiabile con quello del campo avverso, non si distingueva,
o almeno così è stato percepito. Tanto è vero che 3992 cittadini non sono
tornati a votare al secondo turno. Il programma del Pd è generico, fumoso, non
si sbilancia, tende ad accontentare tutti senza spaventare troppo; il famoso
“ma anche”, tipo: meno consumo di territorio “ma anche” sviluppo; macchevvordì!
Il Pd si è presentato a queste
elezioni solo. A parte la lista di sostegno al sindaco, che ha preso 548 voti,
le altre tre liste, IDV, Altra Grottaferrata, Cantiere Democratico, hanno
raccolto tutte insieme poco più di 200 voti; niente, politicamente nulle. Poco
più che scenografiche. Anche qui, vale la pena sottolineare come alle europee,
la Lista Tsipras per l’Altra Europa abbia ottenuto oltre il 6,67%, più della
media nazionale.
Alla fine della giostra,
quello che è avvenuto è che il grande sconfitto alle primarie del Pd Bertuzzi,
piazza due consiglieri in consiglio comunale. L’altro consigliere del Pd è lo
stesso Broccatelli, minoritario nel suo gruppo.
Scusate ma in queste
condizioni, con questi risultati, un passo indietro non sarebbe opportuno?
Ci sarebbe una analisi molto
approfondita da fare - ma questo spetta al Pd stesso - sulle altre cause della
sconfitta; intanto la sottovalutazione spocchiosa che il Pd ha manifestato nei
confronti de La Città al Governo di Rita Consoli prima e durante la campagna
elettorale, per esempio, o ancora le cause che vengono da lontano, quelle che -
per dirne solo una - hanno visto nella scorsa esperienza amministrativa il
dimezzamento del gruppo del Pd con l’uscita di quattro consiglieri più uno
della Lista Mori. Il tutto avvenuto senza che il Pd stesso accennasse a tentare
di capire, mediare, sedare i conflitti con un Sindaco, non solo fiacco
amministrativamente ma anche quando ha indossato i panni del profeta; quando
disse, all’indomani dell’uscita dei consiglieri che poi hanno contribuito a
costruire il progetto de La Città al Governo, che non avrebbero avuto futuro. Il
suo di futuro dov’è? Quello del suo vice?
Il risultato di Rita Consoli e de La Città al Governo è
un risultato bello e importante. Si presenta per la prima volta; nato da pochi
mesi; con una programma elettorale partecipato e dai contenuti forti; parlando
un linguaggio chiaro e diretto; in una competizione dove c’erano anche le
europee; senza una “brand” conosciuto; in alternativa al Pd. Scusate se è poco.
In questo contesto i cittadini hanno riconosciuto la novità, fuori dai vecchi
schemi, di questa proposta politica e l’hanno premiata con quasi 2.000 voti. Un
successo indiscutibile. Porta in consiglio comunale due consiglieri (contro i
tre del Pd) esce da questa competizione con il morale alle stelle preparandosi
ad una opposizione incalzante.
Qualcosa sul M5S: alle europee hanno conquistato il 24,15%,
alle comunali hanno superato di poco l’11%. Che dire? Anche lì hanno di che
riflettere.
Le liste civiche che hanno appoggiato Magnani non hanno
eletto alcun consigliere comunale, pur raggiungendo un significativo 6,76%. Una
realtà portatrice di esigenze rispettabili di cui va tenuto conto e con la quale collaborare.