venerdì 13 giugno 2014

Elezioni comunali di Grottaferrata. Per chi ha suonato la campana

Le elezioni amministrative di Grottaferrata, qualche cosa l’hanno detta. Eccome se l’hanno detta. Anche se i più duri d’orecchie sembrano essere proprio coloro i quali, al contrario, dovrebbero aprirle bene per ascoltare i messaggi che arrivano dall’elettorato. Ma tant’è, forse è ancora un po’ presto; gli animi sono ancora nervosi. Si vedrà.
Partiamo da una fotografia del voto, in questa tornata che, è bene sottolinearlo, ha visto europee e comunali insieme; l’election day come piace ad alcuni definirlo.
-          Vanno al voto al primo turno 11.322 elettori su 15.895 aventi diritto, il 71,22%;
-          Al secondo turno votano 7330 il 46,11%;
-          Fontana, candidato del centro destra, prende al primo turno 4.062 voti, 36,86%;
-          Broccatelli, candidato del Pd prende 3.050 voti 27,67%;
-          Consoli, per La Città al Governo, schieramento alternativo di centro sinistra, prende 1.897 voti, 17,21%;
-          Scardecchia dei 5 stelle prende 1.265 voti, l’11,47;
-          Magnani con due liste civiche prende 746, il 6,76%.
Ulteriori significatività
Al secondo turno torna al voto un numero di elettori più o meno uguale a coloro che al primo turno hanno espresso preferenza per Fontana e Broccatelli. Gli altri, coloro che hanno votato al primo turno per gli altri candidati, hanno preferito restarsene a casa. Magari qualcuno non è andato e qualcuno si, ma la sostanza è questa. Il significato politico di questo dato è che i candidati al ballottaggio sono stati percepiti comune uguali. L’uno valeva l’altro e dunque… non si è scapicollato nessuno;
-          Al ballottaggio Fontana prende 74 voti in più, Broccatelli ne prende 68 in meno;
-          Il risultato finale è Fontana 4.136, Broccatelli 2.982. Una differenza di 1.154 voti;
-          Il Pd alle europee conquista il 40% e rotti; lo stesso giorno alle amministrative crolla al 21,43%;
-          Il M5S alle europee raggiunge il 24% e spiccioli; lo stesso giorno alle amministrative precipita a quota 11,47%.
C’è di che riflettere.

Il centro destra si presentava nell’imminenza della campagna elettorale, disunito e frammentato. Diversi nomi si accavallavano per la leadership, ma alla fine chi è rimasto in piedi è stato Fontana. Il quale ha il merito di aver aggregato i vari gruppi. Il centro destra ha vinto, anzi ha stravinto, perché ha organizzato liste forti con nomi di spicco capaci di aggregare consensi su se stessi e quindi su Fontana. Sono scesi in campo in prima persona i colonnelli. C’è poco da dire, anche un cieco lo vede. Basta dare un’occhiata alle preferenze che hanno ottenuto i consiglieri.

Per il Pd è stata una débacle. Al contrario del centro destra, il Pd si è presentato alla competizione elettorale che più disunito non poteva. È ora di dirlo chiaramente; le primarie sono un problema. Sono permeabili, troppo permeabili, ai voti esterni. Andate a rileggere le polemiche sulle primarie, non solo di Grottaferrata, sul cosiddetto “voto inquinato”, fenomeno peraltro ammesso anche da esponenti nazionali di questo partito. Le primarie poi, esaltano ancora di più le lacerazioni interne delle correnti del Pd, tanto che chi vince poi resta solo a combattere. E allora come vinci? Gli sfidanti di Broccatelli alle primarie del Pd sono rimasti fuori dalle liste. Come mai? Qualcuno lo può spiegare? Perché Bertuzzi, Andreotti ed altri uomini di spicco come la Elmo o altri ancora, hanno preferito starne fuori? Non dice niente questo? Altro che colpa di Rita Consoli e de La Città al Governo. Chi vuol nascondere la testa nella sabbia pensa e dice così, la verità però è tutt’altra. E non vale una cicca il ragionamento della somma matematica dei voti. Gli elettori non sono oggetti che si spostano come ad un gioco da tavolo. Gli elettori scelgono perché si fidano o si affidano a qualcuno che pensano possa svolgere bene il compito di consigliere e gli danno la preferenza; oppure scelgono in base a ciò che dici, ai valori che porti avanti, alla convinzione con cui lo fai, alla serietà e competenza che dimostri, alla credibilità. In questo caso scelgono il progetto. Ma nel Pd non c’era né l’uno né l’altro, perché gli uomini simbolo sono rimasti fuori e il progetto era interscambiabile con quello del campo avverso, non si distingueva, o almeno così è stato percepito. Tanto è vero che 3992 cittadini non sono tornati a votare al secondo turno. Il programma del Pd è generico, fumoso, non si sbilancia, tende ad accontentare tutti senza spaventare troppo; il famoso “ma anche”, tipo: meno consumo di territorio “ma anche” sviluppo; macchevvordì!
Il Pd si è presentato a queste elezioni solo. A parte la lista di sostegno al sindaco, che ha preso 548 voti, le altre tre liste, IDV, Altra Grottaferrata, Cantiere Democratico, hanno raccolto tutte insieme poco più di 200 voti; niente, politicamente nulle. Poco più che scenografiche. Anche qui, vale la pena sottolineare come alle europee, la Lista Tsipras per l’Altra Europa abbia ottenuto oltre il 6,67%, più della media nazionale.
Alla fine della giostra, quello che è avvenuto è che il grande sconfitto alle primarie del Pd Bertuzzi, piazza due consiglieri in consiglio comunale. L’altro consigliere del Pd è lo stesso Broccatelli, minoritario nel suo gruppo.
Scusate ma in queste condizioni, con questi risultati, un passo indietro non sarebbe opportuno?
Ci sarebbe una analisi molto approfondita da fare - ma questo spetta al Pd stesso - sulle altre cause della sconfitta; intanto la sottovalutazione spocchiosa che il Pd ha manifestato nei confronti de La Città al Governo di Rita Consoli prima e durante la campagna elettorale, per esempio, o ancora le cause che vengono da lontano, quelle che - per dirne solo una - hanno visto nella scorsa esperienza amministrativa il dimezzamento del gruppo del Pd con l’uscita di quattro consiglieri più uno della Lista Mori. Il tutto avvenuto senza che il Pd stesso accennasse a tentare di capire, mediare, sedare i conflitti con un Sindaco, non solo fiacco amministrativamente ma anche quando ha indossato i panni del profeta; quando disse, all’indomani dell’uscita dei consiglieri che poi hanno contribuito a costruire il progetto de La Città al Governo, che non avrebbero avuto futuro. Il suo di futuro dov’è? Quello del suo vice?

Il risultato di Rita Consoli e de La Città al Governo è un risultato bello e importante. Si presenta per la prima volta; nato da pochi mesi; con una programma elettorale partecipato e dai contenuti forti; parlando un linguaggio chiaro e diretto; in una competizione dove c’erano anche le europee; senza una “brand” conosciuto; in alternativa al Pd. Scusate se è poco. In questo contesto i cittadini hanno riconosciuto la novità, fuori dai vecchi schemi, di questa proposta politica e l’hanno premiata con quasi 2.000 voti. Un successo indiscutibile. Porta in consiglio comunale due consiglieri (contro i tre del Pd) esce da questa competizione con il morale alle stelle preparandosi ad una opposizione incalzante.

Qualcosa sul M5S: alle europee hanno conquistato il 24,15%, alle comunali hanno superato di poco l’11%. Che dire? Anche lì hanno di che riflettere.

Le liste civiche che hanno appoggiato Magnani non hanno eletto alcun consigliere comunale, pur raggiungendo un significativo 6,76%. Una realtà portatrice di esigenze rispettabili di cui va tenuto conto  e con la quale collaborare.

     

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