venerdì 11 luglio 2014

Il Fontana-pensiero: dubbi e preoccupazioni

Il neo Sindaco in una recente intervista, illustra alcune priorità della sua amministrazione. In sostanza tratta tre argomenti:
  • le emergenze relative alle perdite della rete idrica;
  • la questione urbanistica;
  • la “Bazzica”.
Prima però il Sindaco risponde ad una sollecitazione del giornalista relativamente alla scelta di nominare Assessore a Grottaferrata una persona di Ciampino che aveva peraltro già concorso alla carica di Sindaco per quel comune lo scorso 25 maggio. Si tratta della Signora Sisti, aderente dell'UDC che aveva peraltro ricoperto ruoli assessorili in due giunte di centro sinistra ciampinesi. Dopo l'avventura fallita per Sindaco di Ciampino viene dunque riciclata a Grottaferrata come assessore ai Servizi sociali in una giunta di centro destra. O la gentile Signora è una dei maggiori esperti in materia o a Grottaferrata non c'è nessuno che sia in grado di occuparsi di servizi sociali, decentramento, partecipazione, scuola, politiche abitative. Mah... i misteri della politica o forse sarebbe meglio dire, i giochetti della politica.
A proposito di giochetti: ci risulta, salvo errore, che la signora Sisti doveva comunque entrare nel consiglio comunale di Ciampino e che abbia rinunciato a svolgere il ruolo di consigliere per accettare la carica di assessore a Grottaferrata. Come è nostro costume e come abbiano fatto quando si insediò la giunta Mori, non intendiamo giudicare i neo assessori ancor prima che inizino a lavorare, però francamente il comportamento politico della signora Sisti ci lascia sconcertati: per svolgere il suo lavoro di assessore a Grottaferrata, rifila un sonoro schiaffone ai cittadini di Ciampino che l’hanno votata. I casi sono due: o l’assessore Sisti è completamente inaffidabile politicamente o non ha potuto rifiutare un incarico forse imposto più che offerto. Nel primo caso ci sentiamo di dire che la nomina della signora Sisti è stato uno scivolone clamoroso del nuovo sindaco, nel secondo caso abbiamo assistito alla prima imposizione, da parte delle alte sfere di partiti del centrodestra, al sindaco Fontana (che non ha saputo dire di no) e a Grottaferrata.

Sulla questione delle rete idrica il Sindaco promette che terrà il fiato sul collo ad Acea Ato 2 e Italgas perché, afferma “C'è un obbligo al quale in questi anni Acea Ato 2 sembra essere venuta meno sul nostro territorio, ed è quello degli investimenti.”, aggiunge, “È il momento di rimodernare una rete idrica disastrosa nella quale da almeno venti anni si continua ad operare solo con interventi di riparazione.” Bene, ottimo intendimento, considerando che perdite spaventose d'acqua sono diffuse in vari punti del territorio comunale. Si tiri fuori la convenzione con Acea e si cominci a chiedere il rispetto degli impegni e degli investimenti. Il Sindaco farà bene a chiedere questo rispetto degli impegni ad Acea, così come noi lo chiederemo a lui.

Questione molto dolente: l'urbanistica. Chi se ne importa del nuovo Piano Regolatore, dice il nostro.
Le lottizzazioni, Cartabrutta e Borghetto davanti a tutte, prima o poi dovranno essere realizzate, i nuclei abusivi perimetrati con tanto di servizi. Nella speranza magari di qualche riduzione di cubatura e qualche servizio in più concesso, bontà loro, dai privati. Se c'è una cosa sulla quale la pensiamo all'opposto del Sindaco è proprio sull'urbanistica. Ci auguriamo che in consiglio comunale ci sia battaglia su questi provvedimenti. Vedremo l'opposizione come si comporterà. La Città al Governo è per il Consumo zero di suolo ed è stata molto chiara sull'argomento; anche il Movimento 5 stelle è per zero consumo; e il Pd come si schiererà? Chissà perché ma quando si parla di urbanistica e si guarda al Pd sono in pochi a nutrire speranze che questo partito possa assumere una chiara posizione contraria alla tutela degli interessi dell'edificazione. Oppure no?

Per ultimo, la Bazzica. Dice il sindaco Fontana:”Stiamo pensando all'assegnazione della Bazzica ad un'associazione che se ne prenda cura in questa fase di transizione ed impedisca nuove occupazioni. I tempi per tutto questo? Diciamo realisticamente 3 anni". Sinceramente non capiamo cosa significhino le parole del Sindaco e ci chiediamo: come verrà scelta l’associazione alla quale “assegnare” la Bazzica? Che attività dovrà svolgere? Quale ruolo avrà, se lo avrà, questa associazione nel percorso che, fra tre anni, avrà inizio? Per esperienza, sappiamo che gli incarichi e le assegnazioni provvisorie sono pericolose perché, con l’andar del tempo, creano l’illusione di presunti “diritti acquisiti” e non vorremmo che assegnare temporaneamente la Bazzica ad una associazione oggi (qualunque essa sia), significasse preparare il terreno ad una eventuale assegnazione definitiva domani. Sulla questione Bazzica ci aspettiamo dal Sindaco maggiore chiarezza nelle decisioni e negli intendimenti.

Vogliamo aggiungere poche parole sul delicato incarico affidato a Luigi Spalletta, quello di Presidente del Consiglio. Il consiglio comunale di Grottaferrata esce da un periodo a dir poco “infelice”. Nei tre anni di amministrazione Mori abbiamo dovuto assistere a cose difficilmente immaginabili nella conduzione dei consigli comunali: decisioni prese dal Presidente del Consiglio e contraddette pochi minuti dopo dallo stesso; battibecchi fra Presidente e consiglieri durante i quali soltanto il buonsenso dei consiglieri coinvolti ha evitato conseguenze mortificanti; addirittura dobbiamo ricordare il ricorso alla forza pubblica, da parte di un Presidente palesemente inadatto al ruolo che ricopriva, per allontanare Filippo Mevi dal banco degli assessori durante un’infuocata e allo stesso tempo deprimente seduta del consiglio comunale.
Sappiamo che il ruolo di Presidente del Consiglio è un ruolo delicato e importante e per questo, mentre auguriamo buon lavoro a Luigi Spalletta, ci aspettiamo che, usando il buonsenso che ha dimostrato di avere come consigliere, faccia in modo che il Consiglio Comunale torni ad essere un luogo dignitoso dove sia possibile un sereno e rispettoso confronto di idee e di programmi.


Luigi Fortini
Enrico Tullio Pizzicannella

venerdì 13 giugno 2014

Elezioni comunali di Grottaferrata. Per chi ha suonato la campana

Le elezioni amministrative di Grottaferrata, qualche cosa l’hanno detta. Eccome se l’hanno detta. Anche se i più duri d’orecchie sembrano essere proprio coloro i quali, al contrario, dovrebbero aprirle bene per ascoltare i messaggi che arrivano dall’elettorato. Ma tant’è, forse è ancora un po’ presto; gli animi sono ancora nervosi. Si vedrà.
Partiamo da una fotografia del voto, in questa tornata che, è bene sottolinearlo, ha visto europee e comunali insieme; l’election day come piace ad alcuni definirlo.
-          Vanno al voto al primo turno 11.322 elettori su 15.895 aventi diritto, il 71,22%;
-          Al secondo turno votano 7330 il 46,11%;
-          Fontana, candidato del centro destra, prende al primo turno 4.062 voti, 36,86%;
-          Broccatelli, candidato del Pd prende 3.050 voti 27,67%;
-          Consoli, per La Città al Governo, schieramento alternativo di centro sinistra, prende 1.897 voti, 17,21%;
-          Scardecchia dei 5 stelle prende 1.265 voti, l’11,47;
-          Magnani con due liste civiche prende 746, il 6,76%.
Ulteriori significatività
Al secondo turno torna al voto un numero di elettori più o meno uguale a coloro che al primo turno hanno espresso preferenza per Fontana e Broccatelli. Gli altri, coloro che hanno votato al primo turno per gli altri candidati, hanno preferito restarsene a casa. Magari qualcuno non è andato e qualcuno si, ma la sostanza è questa. Il significato politico di questo dato è che i candidati al ballottaggio sono stati percepiti comune uguali. L’uno valeva l’altro e dunque… non si è scapicollato nessuno;
-          Al ballottaggio Fontana prende 74 voti in più, Broccatelli ne prende 68 in meno;
-          Il risultato finale è Fontana 4.136, Broccatelli 2.982. Una differenza di 1.154 voti;
-          Il Pd alle europee conquista il 40% e rotti; lo stesso giorno alle amministrative crolla al 21,43%;
-          Il M5S alle europee raggiunge il 24% e spiccioli; lo stesso giorno alle amministrative precipita a quota 11,47%.
C’è di che riflettere.

Il centro destra si presentava nell’imminenza della campagna elettorale, disunito e frammentato. Diversi nomi si accavallavano per la leadership, ma alla fine chi è rimasto in piedi è stato Fontana. Il quale ha il merito di aver aggregato i vari gruppi. Il centro destra ha vinto, anzi ha stravinto, perché ha organizzato liste forti con nomi di spicco capaci di aggregare consensi su se stessi e quindi su Fontana. Sono scesi in campo in prima persona i colonnelli. C’è poco da dire, anche un cieco lo vede. Basta dare un’occhiata alle preferenze che hanno ottenuto i consiglieri.

Per il Pd è stata una débacle. Al contrario del centro destra, il Pd si è presentato alla competizione elettorale che più disunito non poteva. È ora di dirlo chiaramente; le primarie sono un problema. Sono permeabili, troppo permeabili, ai voti esterni. Andate a rileggere le polemiche sulle primarie, non solo di Grottaferrata, sul cosiddetto “voto inquinato”, fenomeno peraltro ammesso anche da esponenti nazionali di questo partito. Le primarie poi, esaltano ancora di più le lacerazioni interne delle correnti del Pd, tanto che chi vince poi resta solo a combattere. E allora come vinci? Gli sfidanti di Broccatelli alle primarie del Pd sono rimasti fuori dalle liste. Come mai? Qualcuno lo può spiegare? Perché Bertuzzi, Andreotti ed altri uomini di spicco come la Elmo o altri ancora, hanno preferito starne fuori? Non dice niente questo? Altro che colpa di Rita Consoli e de La Città al Governo. Chi vuol nascondere la testa nella sabbia pensa e dice così, la verità però è tutt’altra. E non vale una cicca il ragionamento della somma matematica dei voti. Gli elettori non sono oggetti che si spostano come ad un gioco da tavolo. Gli elettori scelgono perché si fidano o si affidano a qualcuno che pensano possa svolgere bene il compito di consigliere e gli danno la preferenza; oppure scelgono in base a ciò che dici, ai valori che porti avanti, alla convinzione con cui lo fai, alla serietà e competenza che dimostri, alla credibilità. In questo caso scelgono il progetto. Ma nel Pd non c’era né l’uno né l’altro, perché gli uomini simbolo sono rimasti fuori e il progetto era interscambiabile con quello del campo avverso, non si distingueva, o almeno così è stato percepito. Tanto è vero che 3992 cittadini non sono tornati a votare al secondo turno. Il programma del Pd è generico, fumoso, non si sbilancia, tende ad accontentare tutti senza spaventare troppo; il famoso “ma anche”, tipo: meno consumo di territorio “ma anche” sviluppo; macchevvordì!
Il Pd si è presentato a queste elezioni solo. A parte la lista di sostegno al sindaco, che ha preso 548 voti, le altre tre liste, IDV, Altra Grottaferrata, Cantiere Democratico, hanno raccolto tutte insieme poco più di 200 voti; niente, politicamente nulle. Poco più che scenografiche. Anche qui, vale la pena sottolineare come alle europee, la Lista Tsipras per l’Altra Europa abbia ottenuto oltre il 6,67%, più della media nazionale.
Alla fine della giostra, quello che è avvenuto è che il grande sconfitto alle primarie del Pd Bertuzzi, piazza due consiglieri in consiglio comunale. L’altro consigliere del Pd è lo stesso Broccatelli, minoritario nel suo gruppo.
Scusate ma in queste condizioni, con questi risultati, un passo indietro non sarebbe opportuno?
Ci sarebbe una analisi molto approfondita da fare - ma questo spetta al Pd stesso - sulle altre cause della sconfitta; intanto la sottovalutazione spocchiosa che il Pd ha manifestato nei confronti de La Città al Governo di Rita Consoli prima e durante la campagna elettorale, per esempio, o ancora le cause che vengono da lontano, quelle che - per dirne solo una - hanno visto nella scorsa esperienza amministrativa il dimezzamento del gruppo del Pd con l’uscita di quattro consiglieri più uno della Lista Mori. Il tutto avvenuto senza che il Pd stesso accennasse a tentare di capire, mediare, sedare i conflitti con un Sindaco, non solo fiacco amministrativamente ma anche quando ha indossato i panni del profeta; quando disse, all’indomani dell’uscita dei consiglieri che poi hanno contribuito a costruire il progetto de La Città al Governo, che non avrebbero avuto futuro. Il suo di futuro dov’è? Quello del suo vice?

Il risultato di Rita Consoli e de La Città al Governo è un risultato bello e importante. Si presenta per la prima volta; nato da pochi mesi; con una programma elettorale partecipato e dai contenuti forti; parlando un linguaggio chiaro e diretto; in una competizione dove c’erano anche le europee; senza una “brand” conosciuto; in alternativa al Pd. Scusate se è poco. In questo contesto i cittadini hanno riconosciuto la novità, fuori dai vecchi schemi, di questa proposta politica e l’hanno premiata con quasi 2.000 voti. Un successo indiscutibile. Porta in consiglio comunale due consiglieri (contro i tre del Pd) esce da questa competizione con il morale alle stelle preparandosi ad una opposizione incalzante.

Qualcosa sul M5S: alle europee hanno conquistato il 24,15%, alle comunali hanno superato di poco l’11%. Che dire? Anche lì hanno di che riflettere.

Le liste civiche che hanno appoggiato Magnani non hanno eletto alcun consigliere comunale, pur raggiungendo un significativo 6,76%. Una realtà portatrice di esigenze rispettabili di cui va tenuto conto  e con la quale collaborare.

     

venerdì 4 aprile 2014

Intervista di Luigi Fortini a "AltraCittà"

Luigi Fortini è il coordinatore del circolo di SEL di Grottaferrata. Sig. Fortini, in questa tornata elettorale SEL non si presenterà con il proprio simbolo, ma ha deciso di “sciogliersi”, diciamo così, nel movimento de La Città al Governo. Come mai questa scelta così radicale?
Le ragioni di questa scelta sono dovute al fatto che questa volta a Grottaferrata si sono create condizioni che hanno favorito questo che non è un passo indietro di SEL ma è semplicemente un passo per dare impulso a una proposta politica nuova che nasce dal basso, su temi concreti, e che vede il concorso di associazioni della società civile, donne e uomini di esperienza e provenienza politica diversa che condividono questo comune progetto di rinnovamento radicale, La Città al governo appunto.
Insomma SEL non c’è pero c’é.
Il circolo di SEL a Grottaferrata ha portato avanti diverse iniziative. Ne ricordo due ad esempio: quella relativa alla raccolta di firme nel referendum contro il nucleare e un’altra raccolta di firme contro la chiusura delle farmacie comunali avanzata dalla Giunta Ghelfi. Poi, in questi ultimi anni, molti militanti di SEL, me compreso, hanno lavorato direttamente per animare iniziative promosse insieme a cittadini e associazioni su temi “centrali” propri delle proposte della Società civile. Siamo stati attivi nel Comitato “Rifiuti Zero”, una proposta che se applicata fino in fondo porterà ad una diminuzione delle tariffe; siamo stati attivi nel Comitato per l’Acqua pubblica, per sottrarre questo bene di tutti alle logiche del profitto; siamo stati attivi nelle battaglie di carattere ambientale contro il PUA di Tuscolo, il progetto del nuovo depuratore e così via. Insomma SEL c’è sempre stata. La novità oggi è che questi Comitati, Associazioni, singole persone, hanno deciso di presentare una proposta nuova e alternativa, nel solco del centro sinistra, per le elezioni amministrative della prossima primavera. E tutti, naturalmente e coerentemente, hanno deciso di rinunciare alle proprie appartenenze, che restano nel cuore di ognuno, per coinvolgersi in un unico movimento, La Città al Governo. Mi sembra una scelta coraggiosa e di grande maturità politica. Non vedo altri esempi del genere in giro, anzi non ne vedo nessuno per la verità.  Le dirò di più, questa proposta non è una scelta per le elezioni, è un progetto strategico, che resterà attivo anche per il futuro; perché l’importante non è qualche voto in più o in meno a SEL, l’importante è costruire un progetto stabile di rinnovamento della politica con valori saldi alla base.     
Sig. Fortini, considerato che siete una forza di Centro sinistra, sicuramente siete attenti a quello che accade nel campo dei vostri competitor, il Pd innanzitutto. Bene dopo le primarie le polemiche sembrano sopite e in quel partito è tornata l’unità. È così secondo lei?
Siamo in campagna elettorale ed è naturale che siamo interessati a ciò che avviene nelle altre formazioni politiche. Certamente anche a vedere quello che succede nel Pd ma, direi, più al suo elettorato deluso, che non è poco, che alle polemiche e alle vere o presunte ritrovate unità tra i capicorrente di questo partito. Parliamoci chiaro il Pd è ormai un Comitato elettorale, che si mobilita soltanto in periodi elettorali. Sul piano della proposta reale le differenze con il centro destra non è che siano così evidenti. Del resto basta vedere quello che è successo con la scorsa Amministrazione Mori, dove l’attuale candidato Sindaco del Pd era vice sindaco, polemiche continue tra i vari personaggi, chiusura totale alle istanze dei cittadini, una azione amministrativa debole e inefficace. La verità è che le condizioni politiche di oggi nel Pd sono le stesse di ieri e sappiamo poi come è andata a finire. Vogliamo un Mori-bis? Ma per carità! Noi ci rivolgiamo alle elettrici e agli elettori del Pd che sono stanchi di quello che succede in questo partito, per dire loro che oggi a Grottaferrata chi si riconosce nel centro sinistra e nei suoi valori, sceglie La Città al Governo. Al di là di quello che pensa Broccatelli, il candidato sindaco del Pd, che afferma: “mi piace pensare che per convincere le persone non serva puntare su posizioni definite…”, penso invece che per essere credibili ci si debba “definire”, si deve dire cosa si vuole fare e come lo si vuole fare. Non definirsi è una comoda posizione “per convincere le persone” dicendo tutto e il contrario di tutto. Sarebbe sufficiente questo per non votare Pd e votare invece una proposta come La Città al Governo che si è definita e in modo inequivocabile.
Però il Pd si è compattato, alla fine Bertuzzi e Andreotti appoggeranno il candidato Broccatelli. Vi accusano di frammentare il centro sinistra a favore del centro destra.
Siamo stanchi di queste accuse. Non è possibile deludere continuamente il proprio elettorato, come fa il Pd, e poi puntare sulla paura per farsi votare. I  cittadini di centro sinistra sono stanchi di votare per paura o di farlo turandosi il naso. Vogliono scegliere liberamente la proposta migliore per un centro sinistra vero. A molti personaggi influenti di questo partito, manca proprio questo coraggio e sono loro il vero freno al cambiamento. Lo stesso Andreotti, da quello che dichiara, ha fatto una scelta tutta interna ad una logica ormai superata, gli è mancato il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Chi non sa osare in politica resta al palo, oppure aspetta tempi migliori visto che questa volta gli è andata male
Veniamo a questioni più programmatiche. Quali sono i punti qualificanti della vostra proposta?
I temi sono diversi, ma è soprattutto il metodo che noi intendiamo cambiare. Senza i cittadini non si governa e noi abbiamo iniziato subito a proporre un programma realizzato con i cittadini. Per noi la Partecipazione è una scelta strategica. Ci sono poi i temi dell’urbanistica: quanto possiamo stare ancora senza uno strumento urbanistico? Quanto si può sostenere ancora un’urbanizzazione senza regole o quanto meno con regole risalenti ai tempi di quando Kruschiov era Presidente dell’URSS? Vogliamo ribaltare le scelte di gestione territoriale, vogliamo realizzare un Piano urbanistico a sviluppo zero. Vogliamo puntare alla riqualificazione del costruito e iniziare a disegnare una città a misura di cittadino e non a misura di mattone. Qualità non quantità. Sui Rifiuti e sull’Acqua, cioè sui Beni Comuni per eccellenza non siamo fermi ma da anni stiamo lavorando. Certo il Commissario, sui Rifiuti, ha approvato una Gara d’appalto che condizionerà i prossimi cinque anni. Noi abbiamo proposto modifiche, non siamo stati ascoltati. Ci impegneremo a creare le condizioni affinché ci si avvicini il più possibile alla proposta “Rifiuti Zero”. Puntare su cultura, promozione territoriale, tutela del paesaggio. Per capirci Tuscolo e il Vallone rappresentano le nostre eccellenze; vanno blindate dal punto di vista della tutela, ma va organizzata una loro fruizione per le bellezze che conservano e la memoria storica che rappresentano. Poi ci sono tanti altri temi sui quali i Tavoli di Partecipazione de La Città a Governo stanno elaborando proposte insieme ai cittadini.
Il candidato Sindaco de La Città al Governo è Rita Consoli, donna, ex consigliere comunale. Secondo lei è il candidato giusto? Garantisce la necessaria preparazione?
Rita Consoli non solo è il candidato giusto, ma è un candidato che sta lavorando tantissimo anche frequentando i corsi di Altra Amministrazione dei Comuni Virtuosi. Non dimentichiamo che questa rete di comuni mette a disposizione esperienze già realizzate e una rete di rapporti importantissimi per avviare politiche sostenibili. Rita rappresenta La Città al Governo, ne è la portavoce, è colei che darà sostanza amministrativa al nostro progetto e noi del movimento non la lasceremo sola, né ora né dopo. Stiamo preparando le liste elettorali che saranno formate da persone che rappresentano la voglia di rinnovamento, brave e preparate.
E lei Fortini? È della partita?

Ho fatto le mie esperienze, come consigliere, come militante. Ho partecipato a campagne elettorali come candidato. Ora è arrivato il momento di passare il testimone e di mettere a disposizione del movimento la mia esperienza maturata in anni di attività politica. Il rinnovamento vale per tutti, a cominciare da me. È giusto così, almeno lo è per me.

AltraCittà

giovedì 27 marzo 2014

La differenza tra le chiacchiere e i fatti

Il Piano di Utilizzazione Agricola (PUA) di Tuscolo, realizzato dalla Società Agricola Tenuta Fonteia, fa ancora parlare di sé. Stavolta è il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) del Lazio a farlo. Con sentenza n. 02705/2014 respinge il ricorso che i proprietari avevano presentato contro il Comune di Grottaferrata.
Ricordiamo i termini della vicenda. A seguito di un Esposto presentato da: Il Piccolo Segno, l’associazione U Lengheru Neru e Italia Nostra  Castelli Romani, i Carabinieri di Grottaferrata hanno effettuato dei controlli presso il PUA del Tuscolo per verificare la regolarità di alcune opere realizzate. A seguito di questi controlli, che hanno evidenziato diverse e gravi irregolarità, il Comune di Grottaferrata ha emesso un’ordinanza di demolizione intimando ai proprietari stessi di esercitarla, pena l’acquisizione al patrimonio pubblico. I proprietari, come del resto era prevedibile, hanno presentato ricorso al TAR contro questa ordinanza emessa dal comune, ma lo hanno fatto, secondo la sentenza, fuori termine consentito. Pertanto il TAR respinge il ricorso per inammissibilità.
Il PUA di Tuscolo è vicenda annosa, divenuta simbolo di una certa disattenzione rispetto ad interventi edilizi in ambienti delicatissimi e pregiati, nonché di una certa “leggerezza” amministrativa. Contro questo atteggiamento, contro questa aggressione alla bellezza del paesaggio, alcune associazioni di Grottaferrata si sono battute. Non si sono arrese mai; ricordiamo articoli ed interventi sulla famosa “piscina” fino alla presentazione dell’Esposto che ha prodotto i risultati che si conoscono. Non sappiamo se ci sono ancora margini di intervento per i proprietari. Staremo a vedere. Resta il fatto che le preoccupazioni e i rilievi addotti dalle associazioni, sono stati confermati e hanno prodotto risultati tangibili. La strada per ristabilire il rispetto delle norme è ora più facilmente percorribile. Certo è che resteremo con gli occhi aperti e continueremo a vigilare perché la vicenda si concluda con il rispetto totale dell’ordinanza comunale. 
Battersi attivamente per la tutela dell’ambiente e del Paesaggio è un impegno permanente, che andrebbe esercitato sempre; non è una “parola d’ordine” da sventolare solo in campagna elettorale. In questo periodo è facile sentire queste “sirene elettorali” che sbandierano la “tutela” come se fosse loro pane quotidiano. Molti di noi, che militiamo e ci siamo impegnati a vario titolo in redazioni di giornali e associazioni locali, da anni stiamo lavorando su diversi temi territoriali, ambientali, sociali e culturali. Questo impegno oggi lo stiamo mettendo al servizio di un progetto politico che fa della tutela dei beni comuni, a partire da quelli ambientali, una battaglia di eccellenza. Lo vogliamo sottolineare perché ci sembra giusto che i cittadini siano informati del fatto che La Città al Governo è un movimento costituito da persone che non da oggi parlano la lingua della tutela dei beni comuni, ma che da anni esercitano l’impegno civile e politico su questi temi.
La differenza tra chi fa chiacchiere e chi fatti è tutta qui.

Luigi Fortini
Enrico Tullio Pizzicannella

martedì 11 febbraio 2014

Lottizzazione Cartabrutta: una vicenda proprio brutta

La lottizzazione cosiddetta “Cartabrutta” è un intervento di “tumefazione territoriale”, un cazzotto urbanistico per intenderci. Non solo e non tanto per una questione estetica quanto per l’assoluta illogicità di un simile intervento; sempre, beninteso, se si considera l’interesse dei cittadini e non quello dei costruttori. Non è che ci vuole la laurea in “urbanistica” per capire che lì, in zona Pratone-Cartabrutta, 37.000 metri cubi non dovrebbero realizzarsi perché l’area è già ampiamente satura, congestionata, sofferente; sarebbe sufficiente una laurea in “buonsensologia”. Ma il buonsenso, quando sono in gioco affari e politica, di solito va a farsi benedire. Come si fa a concedere un simile intervento quando è del tutto evidente - basta andarlo a vedere – che la rete viaria è praticamente formata da viottoli di campagna? Mandando in tilt il traffico automobilistico nelle ore di punta e non solo? Stradine anguste che definire dissestate è un eufemismo? Anche sull’Anagnina alle otto di mattina la fila di automobili verso Roma inizia ben prima del semaforo di Pratone. Si tratta di chilometri di fila e non c’è strada che tenga. A Pratone-Cartabrutta se ne possono costruire anche cento di strade ma tutte, invariabilmente andranno a cozzare con i limiti oggettivi della via Anagnina. Ci vuole una scienza particolare per rendersene conto? Per non parlare poi della carenza di servizi già ora, figurarsi dopo l’intervento autorizzato.
Quando noi “ambientalisti”, come veniamo definiti da alcuni facili etichettatori, parliamo di “raggiunti limiti fisici del territorio”, di superamento delle “capacità di carico ambientale”, di “interventi non sostenibili”, ci riferiamo proprio a questi dati di fatto, ma dall’altra parte, fra i decisori politici o tra gli integerrimi funzionari comunali, non ci sono orecchie disposte all’ascolto, piuttosto sembra di aver a che fare con le tre scimmiette di non vedo, non sento, non parlo.
Un intervento edilizio come questo, può anche essere conforme alle previsioni urbanistiche di Piano regolatore, ma se da altri punti di vista - dotazione infrastrutturale e delle reti di servizi – presenta problematiche evidenti ed incontrovertibili allora simili interventi si devono semplicemente impedire. In questo quadro si iscrivono tutte la responsabilità di una classe politica grottaferratese che ha amministrato fino ad oggi, che non è riuscita a difendere il suo territorio, adeguando lo strumento urbanistico alle mutate condizioni che nel frattempo si sono venute creando. Nessuno ci è riuscito. Il fallimento politico è evidente e totale.

A maggio prossimo si svolgeranno le elezioni comunali, e dunque, dopo un lungo letargo, la politica ricomincia a teatralizzare ogni singola vicenda. Figurarsi su una questione come questa della lottizzazione “Cartabrutta”. Gli strali da destra: “è tutta colpa della sinistra!”Come se negli ultimi venti anni, la destra non avesse governato Grottaferrata per almeno dieci anni e tre legislature. Ma per favore! 
Dal centro-sinistra, diciamo pure dal Pd, i messaggi su questo tema sono più rarefatti, avvolti in una certa, tipica ambiguità. Bertuzzi in un recente articolo ha affermato “È ormai necessario prendere atto del superamento dello schema economico su cui si è basato lo sviluppo della nostra cittadina negli ultimi quarant’anni improntato sull’edilizia”. Buon giorno Signor Bertuzzi, benvenuto nel paese reale. Una domanda. Ma fino ad oggi Lei dove è stato? Lei che si autodefinisce un fondatore del Pd di Grottaferrata? L’impressione è che le sue siano parole, affermazioni di comodo per far vedere che Lei è il nuovo. Lei è una figura “gattopardesca”, il finto cambiamento perché tutto resti com’è. Per non parlare dell’altro candidato alle primarie Broccatelli che, ad un giornale locale avrebbe rilasciato la seguente dichiarazione: ''Spero che le difficoltà portate da questa delibera (approvazione della lottizzazione Cartabrutta n.d.r.) nell’ambito delle primarie del Centro Sinistra a Grottaferrata siano per l’elettorato, fonte di riflessione sulle figure di rappresentanza politica che un territorio dovrebbe avere, scevre da rapporti di interesse diretto''. Signor Broccatelli, ce l’ha con qualcuno in particolare? Magari del suo stesso partito? Se è a conoscenza di qualche incompatibilità non sarebbe il caso di dichiararlo alla luce del sole invece che con frasi, come dire, sibilline?


Per rendere ancora più evidente il NO alla lottizzazione di Cartabrutta, probabilmente sarebbe stato sufficiente far realizzare dall’Università uno studio sui flussi di traffico e sulle dotazioni della rete stradale dell’area Pratone-Cartabrutta. Con uno studio del genere negare le autorizzazioni a costruire sarebbe stato più semplice, certamente giustificato e sicuramente avrebbe retto anche in sede giurisdizionale. Ma tant’è. Nessuna Amministrazione lo ha fatto, diciamo che non ci hanno neanche provato. I cittadini ringraziano e speriamo neghino il voto ai signori della vecchia politica alle prossime elezioni comunali.

lunedì 3 febbraio 2014

Lista Tsipras, dipende da te. Firma insieme a Camilleri, Flores d’Arcais, Gallino, Revelli, Spinelli e Viale

Per cambiare l’Europa succube dei poteri finanziari, Andrea Camilleri, Luciano Gallino, Barbara Spinelli, Marco Revelli e Guido Viale, insieme al direttore di MicroMega Paolo Flores d’Arcais, hanno lanciato la proposta di una lista della società civile per le europee, che candidi Tsipras alla Presidenza della Commissione di Bruxelles.
Chiediamo a te e a ogni cittadino italiano di partecipare a questa iniziativa
 con la stessa convinzione ed entusiasmo dei promotori, di raccogliere adesioni, di responsabilizzarsi in comitati di sostegno, di comunicarci le vostre disponibilità per l’organizzazione e la comunicazione, perché i protagonisti veri di questa battaglia siete voi.
Se saremo in tanti, riusciremo nell’impresa. Altrimenti il 25 maggio l’alternativa sarà solo tra i partiti protestatari, i conservatori, e l’astensionismo.
Oltre la sacrosanta indignazione, cominciamo ad agire. Noi ci crediamo. 

domenica 26 gennaio 2014

Tuscolo trasformato in circuito per auto da corsa: alla faccia della tutela

Sembra incredibile ma Domenica 26 gennaio, chiunque avesse voluto recarsi al Tuscolo non poteva farlo.  La strada provinciale che dalla via Anagnina sale verso il Tuscolo, era interdetta al traffico veicolare. Motivo? Era in corso niente di meno che una gara di rally. Veloci e rumorosissime automobili sfrecciavano lungo la strada provinciale, tra boschi, prati e colline.
Luoghi di pregio paesaggistico, ambientale e archeologico erano incredibilmente trasformati in un circuito per auto da corsa. Un fatto assurdo, ingiustificabile sotto tutti i punti di vista.
È appena il caso di sottolineare che il Tuscolo è una delle aree di maggior pregio dei Castelli Romani, certamente di Grottaferrata, soggetto a tutti i vincoli possibili, di proprietà di un Ente pubblico come la Comunità Montana dei Castelli Romani che ne ha fatto un Parco Archeologico con grande enfasi, e soprattutto è inserito all’interno del perimetro del Parco Regionale dei Castelli Romani, un Ente cioè che ha, per legge, l’obiettivo specifico di tutelare l’ambiente naturale e gli equilibri eco sistemici.

Immaginiamo che gli organizzatori del “Rally del Tuscolo” abbiano ottenuto tutti i permessi e le autorizzazioni del caso visto anche la presenza della Polizia municipale. Ci chiediamo come sia stato possibile autorizzare una gara che ha un impatto ambientale così pesante sugli equilibri naturali, anche solo considerando la presenza di una consolidata fauna selvatica. Impedire ai cittadini di poter fruire un luogo generalmente molto frequentato specie la domenica mattina per consentire ad un gruppo, peraltro esiguo, di appassionati di scorazzare in lungo e in largo con le loro automobili da corsa, ci indigna profondamente. Chiediamo ai responsabili degli Enti preposti alla tutela, come sia stato possibile autorizzare lo svolgimento di una così pesante manifestazione per auto da corsa in un ambiente come quello tuscolano che dovrebbe, al contrario, essere proprio salvaguardato da simili eventi.

giovedì 9 gennaio 2014

E SE DOMANI (l'ardua strada delle riforme)

"E io chiedo agli economisti politici, ai moralisti, se hanno già calcolato il numero di individui che è giocoforza condannare alla miseria, al lavoro eccessivo, alla demoralizzazione, all'infanzia perenne, alla più abietta ignoranza, alla disgrazia ineluttabile, alla penuria assoluta, per produrre un ricco."
Con questa domanda retorica Almeida Garrett, scrittore e uomo politico portoghese vissuto nelle prima metà dell'ottocento, poneva la questione della iniqua distribuzione della ricchezza nella società del suo tempo. Non so se all'epoca esistessero strumenti idonei per formulare una risposta numerica all'interrogativo e se, eventualmente, qualcuno lo abbia fatto, ma la necessità di porre la questione derivava dalla consapevolezza che si trattava di grandezze enormi, socialmente inaccettabili.
Oggi la domanda è oltremodo attuale. Viviamo in un contesto socio- economico diverso, formalmente democratico, ma condizionato da poteri enormi che si intrecciano a formare una inesorabile rete da pesca nel grande mare dell'umanità: dal paradosso cinese alle favelas brasiliane, dal terrorismo islamico alla questione palestinese, dalla pretestuosa guerra irachena alla repressione siriana e così via guerreggiando, tutto è funzionale alla conservazione di preminenza da parte delle oligarchie economiche mondiali. Ma di fronte a questa situazione e ad una crisi economica di vaste proporzioni e ad una deriva politica che occorre in qualche modo arginare, soprattutto in Italia, non si può evitare di interrogarsi sul modello economico, sociale e culturale che le comunità hanno necessità di costruire per diritto di sopravvivenza.
Alla domanda di Garret possiamo oggi fornire una risposta precisa. Da uno studio della Banca d'Italia, reso noto nel marzo del 2012, risulta che nel nostro Paese le dieci persone più ricche posseggono i beni di tre milioni di italiani poveri! Si, 10 su 3.000.000! Potremmo quindi rispondere che in Italia per fare un ricco dobbiamo condannare alla povertà trecentomila persone, una città come Venezia. Ma a rendere ancora più odiosa la cosa è l'indifferenza o la connivenza della politica che, oltre a non promuovere adeguati provvedimenti di contenimento delle ingiustizie sociali, ha tollerato, e spesso incentivato privilegi e furfanterie di ogni genere (top-manager che mandano in dissesto le aziende e se ne vanno con liquidazioni milionarie, dirigenti che in venti anni vedono gonfiarsi le proprie retribuzioni da 25 a 400 volte quella dei loro dipendenti, tesorieri di partito che, a vantaggio personale o a copertura di consorterie, accumulano patrimoni e gozzovigliano utilizzando i copiosi e ingiustificati rimborsi elettorali, ecc. ecc. - è superfluo qui ricordare tutto quello che quotidianamente i media ci raccontano).
In Italia c'è molto da fare. E i partiti cosa fanno? Ma i partiti di sinistra cosa fanno? Parlano di riforme, ma di quali riforme? Dimenticano che il termine "riformismo" è stato coniato per identificare lo strumento da utilizzare per costruire il socialismo con metodi non rivoluzionari. Successivamente per riforme si è inteso riferirsi a trasformazioni profonde dell'ordinamento sociale, ma oggi invece s'è confuso questo termine con un normale prodotto legislativo per cui tutti, chi più e chi meno, si possono definire riformisti ( abbiamo avuto persino la riforma Gelmini!).
Le riforme, quelle vere, comportano costi economici e sociali che a qualcuno debbono essere accollati. Ma se a pagare sono sempre gli stessi, le categorie più deboli, più agevolmente attaccabili, meno abbienti, ci si dovrà pur far carico di contrastare e porre rimedio a questa iniquità. Né è possibile accettare, nella migliore delle ipotesi, che a pagare non sia nessuno, perché ciò vorrebbe dire che si spacciano per riforme aggiustamenti tecnici che riforme non sono.
E i partiti cosa fanno? Prendiamo il PD, che dovrebbe essere l'asse portante di un governo delle sinistre o, più probabile, di centro-sinistra, ma forse di centro-sinistra-centro (tanto per orientarsi come con una bussola). Esso è nato con il dichiarato intento di rappresentare la vocazione riformista della tradizione politica italiana di impronta laica, socialista e cattolica. Quasi una riedizione del "compromesso storico", il progetto di Berlinguer teso ad unire le forze popolari di sinistra e di centro su posizioni autenticamente democratiche per scongiurare soluzioni autoritarie e tentazioni golpiste. La vicenda cilena aveva accelerato quella elaborazione, ma la differenza con la proposta del PD è sostanziale: mentre per Berlinguer il nuovo corso politico, sostenuto da un crescente consenso verso il PCI, sarebbe dovuto avvenire con un coinvolgimento emotivo delle masse popolari, rappresentate dai maggiori partiti e che sarebbero state artefici e beneficiarie del patto sociale (un sogno irrealizzato), invece il PD è stato creato con una fusione a freddo tra nomenklature e apparati politici distanti dalle istanze popolari, e distanti perché impegnati esclusivamente a intessere rapporti di potere, e per di più con una alleanza limitata ad una parte minoritaria della ex DC. E così il PD arranca tra contraddizioni interne, esaltanti primarie e brucianti sconfitte. Utilizza il riformismo come paravento per nascondere un deserto di progetti e di ideali. E Renzi? Bah, la strategia forse è buona, ma la meta?
Si può anche decidere di abbandonare definitivamente l'idea di un modello socialista, ma allora lo si dica chiaramente e non si mascheri la mancanza di riferimenti con la foglia di fico del riformismo (emblematica è la vicenda della collocazione del PD nell'ambito dei gruppi del parlamento europeo).
Alessandro Gilioli, nel suo pamphlet Chi ha suicidato il PD, con riferimento al veltroniano "ma anche", sostiene che a mescolare l'acqua calda con quella fredda si ottiene soltanto acqua tiepida. La cosa è ovvia, ma non necessariamente inutile. A volte può servire anche l'acqua tiepida, però per cuocere la pasta occorre l'acqua bollente e per raffrescare la frutta occorre l'acqua fredda. Il problema sta tutto qui: non si può essere sempre tiepidi, moderati, ambiguamente pragmatici.
Ripensare il modello economico, i caratteri della società, la qualità dell'ambiente e delle persone prima che il tessuto sociale venga definitivamente corrotto è un imperativo. Qualcuno può ritenere che si tratti di rigurgiti ideologici? Parlare di nuovi equilibri, nuovi orizzonti dove creare condizioni più umane, più giuste, è un fatto ideologico? Io direi piuttosto, e più semplicemente, che è un dovere politico cui adempiere. La sinistra non deve per forza coincidere con posizioni ideologiche, però non può rinunciare al ruolo storico di farsi carico del cambiamento.
È vero, nessuno può chiamarsi fuori. Separare con nitidezza le responsabilità è impossibile. Oltre alle gravi colpe della politica quasi tutti, o forse tutti, direttamente o indirettamente, chi poco e chi molto, abbiamo contribuito ad aggravare i problemi della nostra società: in cabina elettorale o astenendoci dal voto, con l'evasione fiscale o non pretendendo lo scontrino fiscale, con i concorsi truccati o trovando una corsia preferenziale per un esame clinico, con l'abusivismo edilizio o con l'inquinamento, con il massimalismo o con l'indifferenza.
C'è un presente che non ci piace e in cui stentiamo a riconoscerci, anche se abbiamo contribuito a costruirlo. La consapevolezza di questa corresponsabilità deve costituire la forza per un impegno morale e sostanziale verso il rinnovamento. Certo non siamo tutti uguali, le diversità comportano inevitabilmente differenze di condizione, anche economica, ma ciò che la sinistra non può accettare è che in ragione di modelli socio-economici quelle diversità vengano accentuate o utilizzate per compiere atti di sopraffazione.
Bisogna costringere le forze politiche, o i residui brandelli di esse, a prendere atto che occorre una svolta decisa e decisiva. Un nuovo pensiero deve farsi strada e va sospinto: e se il futuro veramente stesse soltanto in una compiuta giustizia sociale? Ripartiamo da qui.

Ruggero Capulli

sabato 4 gennaio 2014

A proposito di elezioni grottaferratesi

Fabrizio Giusti sul Mamilio riflette sulle prossime elezioni grottaferratesi. La sua tesi è questa: Grottaferrata è un paese in crisi. Ristorazione, Commercio, Mercato immobiliare sono fermi. Nella cittadina più ricca dei Castelli la crisi si fa sentire eccome! Dunque, conclude Giusti, parlare di Urbanistica e di Rifiuti zero in queste elezioni conta poco; occorre non solo dare risposte politiche ma sociali ed economiche; (come se le risposte “sociali ed economiche” non presuppongano scelte che, inevitabilmente, sono politiche).
L'analisi di Giusti merita però attenzione.
È proprio vero che Urbanistica e Rifiuti siano argomenti che c'entrano poco nel confronto amministrativo delle prossime elezioni grottaferratesi? Che tipo di risposte possono dare i Comuni alla crisi generale considerato che sono proprio loro i primi a subire le conseguenze delle inique leggi di stabilità che tagliano risorse e servizi?
Se gli esercizi commerciali chiudono non si può addossarne la responsabilità ai Comuni. La crisi è una crisi di sistema, di modello economico globale; pensare si possa tornare alla situazione pre-crisi è pia illusione. Senza un profondo cambiamento degli stili di vita non si andrà da nessuna parte. Ridefinire le priorità, mettendo al primo posto sostenibilità ambientale, sobrietà, lotta allo spreco, qualificare piuttosto che quantificare; tutti valori immateriali che fanno la differenza e sui quali i Comuni possono dire la loro.
Affermare che in queste elezioni la “discussione sull'urbanistica sia fuori luogo” è un errore. Grottaferrata ha un PRG vecchio di 40 anni. L'incapacità di aggiornare questo strumento urbanistico per renderlo adeguato alle esigenze dell'oggi, ha comportato guasti enormi al territorio, una urbanizzazione diffusa ed estensiva con maggiori costi sociali per servizi ed infrastrutture che alla fine pagano tutti i cittadini. Oggi a Grottaferrata, malgrado la caduta verticale del mercato immobiliare e l'invenduto, sono tra 150 e 200mila i metri cubi già richiesti dai privati per l'edificazione. Significa 1000/1500 abitanti, a cui vanno poi portati i servizi e le infrastrutture con elevati costi che paghiamo noi cittadini; e chi altri sennò! Già perché gli oneri di urbanizzazione, vengono utilizzati dai Comuni per le spese correnti, visto che non ci sono soldi. Tappare un buco oggi per averne dieci domani. Questa è politica della lungimiranza o è un suicidio amministrativo programmato? Dunque andare a prevedere ulteriore consumo di suolo per costruire ulteriori case per avere ulteriori abitanti per consentire ulteriori guadagni per pochi, non è la strada da perseguire, proprio il contrario: Consumo Zero di suolo.
L'abusivismo è un fenomeno deleterio; è comunque una pratica costosissima per i cittadini, perché l'italianissimo vizio di mettere sempre qualche pezza a posteriori - leggi condoni o pseudo perimetrazioni - non solo premia chi non rispetta le regole (e questo è disastroso sul piano etico ed educativo) ma “costringe” la Comunità dei cittadini a caricarsi i costi dell'abusivismo in termini sia dei soliti servizi sia delle solite infrastrutture. Lotta irrinunciabile e senza quartiere all'abusivismo è la strada da perseguire.
Le questioni “urbanistiche” sono tante e complesse, ma già questi due esempi generali fanno comprendere quanti soldi pubblici ci sono in ballo e dunque, parlarne e prendere posizione, non mi pare proprio sia “fuori luogo”.
Vogliamo parlare di rifiuti? Del fatto che se si riuscisse ad ottenere un risultato del 75% di raccolta differenziata si potrebbe conseguire un abbattimento dei costi a vantaggio di tutti? A differenza di quello che abbiamo subito nella passata amministrazione nella quale non si è riusciti neanche a trovare un'area per l'isola ecologica dopo averne cambiate tre? La proposta del Circolo Zero Waste sui Rifiuti Zero è una risposta su come si possa far risparmiare denaro ai cittadini, su come si possono avviare sistemi di recupero del rifiuto per creare posti di lavoro, insomma su come si possa trasformare i Rifiuti da problema a risorsa. Capisco che il tema appaia poco avvincente ma anche qui, stiamo parlando di “ciccia”, delle tasche – e degli interessi - dei cittadini.

Grottaferrata ha delle vocazioni naturali: cultura, cibo, vino. È innanzitutto su queste vocazioni che andrebbe declinata la politica e le scelte amministrative anche al fine della creazione di un indotto che offra opportunità di lavoro per tutti: la valorizzazione e promozione dei valori di Grottaferrata. Una corretta politica di gestione territoriale ne è il presupposto fondamentale. Poi occorre lavorare per costruire proposte credibili e realizzabili che traducano in realtà un'idea di città nuova.

Enrico Tullio Pizzicannella

giovedì 2 gennaio 2014

Natale è passato

di Giovanni Pellegrini


Natale è passato.
Negli ovili non c’è più un abbacchio. Restano le pecore e una moltitudine di pecoroni, di destra e di sinistra, che cercano un pastore e immancabilmente finiscono sul bancone di un macellaio pensando che gli porti fortuna.
I pecoroni che sono finiti sul bancone di Grillo si contano ormai sulle dita. Erano un esercito, le cazzate del loro capo e dei loro rappresentanti li hanno ridotti a un manipolo e dei manipoli hanno l’arroganza e la prepotenza. Basta frequentare il loro blog e non si ha più bisogno del bicarbonato per digerire o vomitare tutto quello che si è mangiato per le feste. Insulti, minacce di morte, calunnie vergognose a chi non la pensa come loro. Pensatela come vi pare, ma se l’alternativa è questa meglio uno, dieci, cento, mille Letti, dove si dorme, ma qualche volta si scopa pure.
Natale è passato.
I commercianti si lamentano che i pecoroni non comprano più come una volta. Erano pronti, come ogni anno a tosarli per benino, ma gli è andata male. Le pecore, sfinite dalla miseria, non danno più lana. Era ora. Per due motivi, il primo perché forse è il momento di riscoprire una virtù di cui si sono perse le tracce dall’antica Roma, la probità. Il secondo perché dopo essersi spropositamente arricchiti a spese delle pecore per anni, con il raddoppio dei prezzi coll’entrata nell’euro e con l’evasione sistematica è arrivato il momento di attingere al gruzzolo che si sono portati alle Caiman.
Natale è passato.
Non me la sento, però, di farvi gli auguri. A che pro? Tanto nessuno potrà sottrarvi al vostro destino. Però no, un augurio ve lo posso fare: Scoprire l’utilità dell’inutile. L’ho scoperta leggendo un delizioso saggio che mi hanno regalato per Natale. Cercando l’utile perdiamo la capacità di riconoscere l’inutile che è necessario per arrivare all’essenziale, per capire il perché siamo al mondo e come poterci stare felici o almeno in modo piacevole.
Secondo la concezione prevalente utile è il profitto, il denaro, la ricchezza, il potere, che ci consentono di avere molte cose. Inutile è la letteratura, l’arte, la filosofia, la poesia, che consentono oltre che a conoscere bene se stessi anche a conoscere la bellezza che, in qualsiasi modo sia espressa, è l’unica vera fonte di felicità in questo mondo.