domenica 4 marzo 2012

La democrazia è rock, il PD è lento. Gregori: dobbiamo restituire al Partito Democratico il suo “moto ondoso”, la sua vitalità democratica

Quando il PD ha deciso di assumere come “marchio di fabbrica” il termine democratico ha fatto una chiara
Scommessa sulla sua identità politica, che richiede coerenza nell’approccio alla società e alle istituzioni; in
quest’ottica il PD ha lavorato molto e speso grandi energie per mettere a punto Statuto, Regolamenti, atto costitutivo, elezioni primarie ecc. appunto per regolare la sua organizzazione in armonia con il “marchio”.
Tuttavia qualcosa stride nell’osservare e nel vivere la politica dentro il PD, tanto che molti osservatori parlano della necessità di rivoluzione del PD, ad appena qualche anno dalla sua costituzione! Di che si tratta? Purtroppo l’accurata elaborazione delle regole,molto concentrata sulle forme e meno sulla sostanza, ha lasciato irrisolto un problema che logora e deteriora la vita interna di questo partito: le correnti e la loro costante ricerca del potere, con tutto quello che ciò comporta nella qualità dei gruppi dirigenti e nelle loro capacità di proposta. Se quello che decide l’affermarsi di una linea politica non è il
confronto fra idee e progetti ma la “potenza di fuoco” di pacchetti di tessere facenti capo a questo o quel capo corrente, non c’è speranza per il futuro di un Partito che si dice “democratico”; se gli organigrammi interni risentono di equilibri così definiti si assiste di fatto alla occupazione del partito piuttosto che alla sua guida per migliorarne l’adattamento evolutivo. Osservando da vicino la vita del PD nelle dimensioni più pic-cole, come quella di Grottaferrata, quanto sopra si evince con molta nitidezza; gli scontri fra consorterie antagoniste si fanno più duri e volgari perché attengono non alla vision, ovvero alla ricerca del bene comune in una prospettiva futura, ma alla pura contesa del potere, che naturalmente rende le persone più agguerrite e più feroci. Purtroppo lo scontro sul controllo del Circolo tende a proiettarsi sulle istituzioni locali all’interno delle quali si riproduce la stessa logica di occupazione e di esclusiva, alterando una cor-retta gestione dell’amministrazione e dei rapporti fra gli organi Comunali: Sindaco, Giunta, Consiglio.
A questa dinamica devastante i cittadini assistono passivi e sempre più estraniati, mentre la politica perde la sua antica nobiltà e scivola fra le attività umane più disprezzate: sarebbe ora che di questo cominciamo ad accorgercene tutti e correggiamo questa deriva insopportabile o comunque che i più responsabili e
democraticamente sensibili si attivino per cominciare a costruire una nuova modalità di vivere la politica!
Se alcuni consiglieri comunali avvertono e denunciano un certo disagio in questa situazione non mi scandalizzerei, come fa qualcuno: hanno diritto di essere ascoltati, anche perché il consenso dei consiglieri alle decisioni di maggioranza non può essere imposto per dovere ma conquistato con la condivisione delle scelte e il confronto democratico;così è sempre stato nelle migliori amministrazioni a Grottaferrata come nei migliori esempi di best practices dei Comuni italiani!
Si legge su tutti i giornali italiani che dopo il Governo Monti nulla più potrà essere come prima e che i Partiti dovranno profondamente rinnovarsi: cominciamo a pensarlo questo rinnovamento a partire dal basso, perché esso non potrà certo partorire dalla testa di Zeus! Se dovessi associare al concetto di democrazia un organismo naturale mi verrebbe in mente il mare e il suo moto ondoso, quell’immensa energia che assicura il perpetuarsi della vita, la trasparenza e la pulizia dell’acqua: guai a fermare quel moto, sarebbe la fine!
Dobbiamo restituire al Partito Democratico il suo “moto ondoso”, la sua vitalità democratica e la sua semplice naturale energia di popolo, se vogliamo trasformare questo partito così lento in un partito rock! Buon lavoro a tutti!
Angelo Gregori

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