Fabrizio Giusti sul Mamilio riflette
sulle prossime elezioni grottaferratesi. La sua tesi è questa:
Grottaferrata è un paese in crisi. Ristorazione, Commercio, Mercato
immobiliare sono fermi. Nella cittadina più ricca dei Castelli la
crisi si fa sentire eccome! Dunque, conclude Giusti, parlare di
Urbanistica e di Rifiuti zero in queste elezioni conta poco; occorre
non solo dare risposte politiche ma sociali ed economiche; (come se
le risposte “sociali ed economiche” non presuppongano scelte che,
inevitabilmente, sono politiche).
L'analisi di Giusti merita però
attenzione.
È proprio vero che Urbanistica e
Rifiuti siano argomenti che c'entrano poco nel confronto
amministrativo delle prossime elezioni grottaferratesi? Che tipo di
risposte possono dare i Comuni alla crisi generale considerato che
sono proprio loro i primi a subire le conseguenze delle inique leggi
di stabilità che tagliano risorse e servizi?
Se gli esercizi commerciali chiudono
non si può addossarne la responsabilità ai Comuni. La crisi è una
crisi di sistema, di modello economico globale; pensare si possa
tornare alla situazione pre-crisi è pia illusione. Senza un profondo
cambiamento degli stili di vita non si andrà da nessuna parte.
Ridefinire le priorità, mettendo al primo posto sostenibilità
ambientale, sobrietà, lotta allo spreco, qualificare piuttosto che
quantificare; tutti valori immateriali che fanno la differenza e sui
quali i Comuni possono dire la loro.
Affermare che in queste elezioni la
“discussione sull'urbanistica sia fuori luogo” è un errore.
Grottaferrata ha un PRG vecchio di 40 anni. L'incapacità di
aggiornare questo strumento urbanistico per renderlo adeguato alle
esigenze dell'oggi, ha comportato guasti enormi al territorio, una
urbanizzazione diffusa ed estensiva con maggiori costi sociali per
servizi ed infrastrutture che alla fine pagano tutti i cittadini.
Oggi a Grottaferrata, malgrado la caduta verticale del mercato
immobiliare e l'invenduto, sono tra 150 e 200mila i metri cubi già
richiesti dai privati per l'edificazione. Significa 1000/1500
abitanti, a cui vanno poi portati i servizi e le infrastrutture con
elevati costi che paghiamo noi cittadini; e chi altri sennò! Già
perché gli oneri di urbanizzazione, vengono utilizzati dai Comuni
per le spese correnti, visto che non ci sono soldi. Tappare un buco
oggi per averne dieci domani. Questa è politica della lungimiranza o
è un suicidio amministrativo programmato? Dunque andare a prevedere
ulteriore consumo di suolo per costruire ulteriori case per avere
ulteriori abitanti per consentire ulteriori guadagni per pochi, non è
la strada da perseguire, proprio il contrario: Consumo Zero di suolo.
L'abusivismo è un fenomeno deleterio;
è comunque una pratica costosissima per i cittadini, perché
l'italianissimo vizio di mettere sempre qualche pezza a posteriori -
leggi condoni o pseudo perimetrazioni - non solo premia chi non
rispetta le regole (e questo è disastroso sul piano etico ed
educativo) ma “costringe” la Comunità dei cittadini a caricarsi
i costi dell'abusivismo in termini sia dei soliti servizi sia delle
solite infrastrutture. Lotta irrinunciabile e senza quartiere
all'abusivismo è la strada da perseguire.
Le questioni “urbanistiche” sono
tante e complesse, ma già questi due esempi generali fanno
comprendere quanti soldi pubblici ci sono in ballo e dunque, parlarne
e prendere posizione, non mi pare proprio sia “fuori luogo”.
Vogliamo parlare di rifiuti? Del fatto
che se si riuscisse ad ottenere un risultato del 75% di raccolta
differenziata si potrebbe conseguire un abbattimento dei costi a
vantaggio di tutti? A differenza di quello che abbiamo subito nella
passata amministrazione nella quale non si è riusciti neanche a
trovare un'area per l'isola ecologica dopo averne cambiate tre? La
proposta del Circolo Zero Waste sui Rifiuti Zero è una risposta su
come si possa far risparmiare denaro ai cittadini, su come si possono
avviare sistemi di recupero del rifiuto per creare posti di lavoro,
insomma su come si possa trasformare i Rifiuti da problema a risorsa.
Capisco che il tema appaia poco avvincente ma anche qui, stiamo
parlando di “ciccia”, delle tasche – e degli interessi - dei
cittadini.
Grottaferrata ha delle vocazioni
naturali: cultura, cibo, vino. È innanzitutto su queste vocazioni
che andrebbe declinata la politica e le scelte amministrative anche
al fine della creazione di un indotto che offra opportunità di
lavoro per tutti: la valorizzazione e promozione dei valori di
Grottaferrata. Una corretta politica di gestione territoriale ne è
il presupposto fondamentale. Poi occorre lavorare per costruire
proposte credibili e realizzabili che traducano in realtà un'idea di
città nuova.
Enrico Tullio Pizzicannella
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