Chi guida
ha una responsabilità oggettiva sui risultati della sua conduzione,
che si tratti di comandare un esercito, allenare una squadra di
football o fare il Sindaco di un Comune: elogi a grappoli se porta a
casa risultati, ma se fallisce non sono ammesse scusanti, nè quelle
ragionevoli nè quelle inverosimili e neppure quelle attribuite a
qualche scarto della mala sorte.
Gabriele
Mori ha fatto tre enormi errori:
1.
non ha saputo ascoltare: non solo l’opinione pubblica
espressa sui fogli dei giornali locali, ma nemmeno i suoi cittadini,
che non sono gente di frontiera; questa è una zona della Provincia
romana fra le più congestionate, ma anche fra le più evolute, sia
sul piano culturale che economico; orgogliosi, i grottaferratesi
possono sembrare distaccati ma non indifferenti a quanto accade sul
territorio e nelle istituzioni locali; osservano a distanza, sono
pazienti nell’attesa, ma poi immancabilmente giudicano il profilo
dei propri amministratori, e difficilmente sbagliano: se è feeling
con un Sindaco, durerà per tutto il tempo previsto,
cinque anni e a dispetto di tutto…ma se è il suo contrario, sono
guai!
Mori era
stato probabilmente già da tempo “infilzato” dall’opinione
popolare, infastidita da alcune sue “performance” pubbliche su
Fiera, Zona Artigiana, PRG, Città del libro… tutti temi molto cari
ai grottaferratesi, che hanno reagito con una prima dose di
perplessità. I collaboratori più stretti avrebbero dovuto metterlo
in guardia da certi atteggiamenti “eccessivi” con cui ha esordito
e che hanno subito caratterizzato il suo stile di Sindaco, ma
probabilmente non avrebbe ascoltato nemmeno loro, troppo preso da una
sorta di furore da protagonista assoluto, troppo poco attento alle
dinamiche relazionali, troppo sicuro di sé;
2.
non ha saputo interpretare gli equilibri istituzionali: con la
legge di riforma dei primi anni ’90 il Sindaco nei Comuni italiani
ha enormemente aumentato i poteri di gestione e le sue funzioni di
governo sono state ampliate, ma questo non significa che dispone di
un potere assoluto. La democrazia comunale non si interrompe fra un
mandato e l’altro, non è data una sola volta ogni cinque anni; al
contrario, vive nelle attività del Consiglio Comunale, investito del
compito di controllo democratico (l’opposizione da una parte) e
condivisione degli obiettivi programmatici (la maggioranza
dall’altra).
L’elezione
diretta assicura al Sindaco un quoziente di maggioranza consiliare
tale da consentire una certa continuità all’azione
politico-amministrativa, ma questo patrimonio di fiducia iniziale non
può essere inteso come una copertura assicurativa!
Il
Sindaco deve in un certo senso “manutenere” il consenso dei suoi
consiglieri e, quando necessita, “riconquistarlo” tutte le volte
che rischia di venirgli meno, per le più svariate ragioni; se invece
pretende una supina assistenza da parte della sua maggioranza, se non
se ne cura, se pretende una fiducia incondizionata…allora corre dei
rischi politici e va incontro inevitabilmente a conflitti, che sono a
volte unicamente dovuti ad una scarsa capacità di comunicare, più
che a profonde differenze politiche.
Sorprende
che un politico sperimentato come Mori, già assessore al Comune di
Roma e parlamentare, non abbia tenuto in conto queste elementari
regole per navigare in mezzo ai piccoli flutti della politica locale;
infine…
3. non
ha saputo mediare: in democrazia il bravo politico, il vero
leader è colui che sa all’occorrenza mediare, costruire ponti fra
posizioni all’apparenza inconciliabili, consentire alla squadra che
guida di ritrovare unità d’intenti e avanzare sui programmi
definiti.
Se
avesse saputo/voluto concepire una saggia mediazione,
Mori avrebbe risolto in tre ore la crisi che ha portato
Grottaferrata al commissariamento.
Personalmente
avrei scommesso sulla revoca delle sue dimissioni…fino
all’Assemblea degli iscritti del PD, dove la situazione si è
mostrata, anche plasticamente, chiara: con un segretario dei
Democratici sul tavolo degli accusati che arrancava a tenere
l’Assemblea e il protagonista, il Sindaco, colui che da leader
avrebbe dovuto impegnarsi fino allo stremo per ricomporre la sua
maggioranza, seduto in mezzo al pubblico come uno spettatore
qualsiasi, a vedere come andava a finire, estraniato, per lesa
maestà, come Gregorio VII, in attesa di una impossibile “Canossa”.
Ora, dopo
il fallimento di Mori, il centrosinistra di Grottaferrata si è
dissolto e nel PD locale si vedono cumuli di rovine; forse il
prossimo congresso potrà restituire una qualche prospettiva, ma non
sarà facile! E poi c’è tempo, c’è sempre tempo perché, una
volta rimosse le responsabilità primarie coinvolte in questo
fallimento, si torni a sbagliare…
Angelo
Gregori
assolutamente d'accordo !E' anni che vado dicendo e scrivendo sullo scandalo del mai inaugurato parcheggio cimiteriale ,e della strada di accesso ma nessuna reazione , solo chiacchere e vaghe promesse.D.Martini
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