venerdì 11 gennaio 2013

Cooperativa 1944 e presunti "diritti acquisiti"
di Enrico Tullio Pizzicannella

Si torna a parlare in questi giorni del tormentone che riguarda la Cooperativa 1944. Centosedici lotti di 1.300 metri quadrati ciascuno, in zona Pratone, i cui proprietari vorrebbero edificare.
Da vari decenni questa vicenda si ripropone nell’agenda di ogni amministrazione comunale, ma fino ad ora non si è ancora riusciti a mettere la parola fine, in un modo o nell’altro, all’annosa questione. Torna di moda in campagna elettorale ma, come dice il proverbio, “passata la festa gabbato il santo”.
L’area interessata è inserita all’interno dei confini del Parco dei Castelli Romani, ed è definita dalla norme attuative del Piano di Assetto del Parco come “bacino agricolo intracalderico” che nella sostanza ne impedisce l’edificazione. Ricordiamo che il Piano di Assetto del Parco è stato oggetto di ricorso da parte del Comune di Grottaferrata e della stessa Cooperativa 1944, sia al Tribunale Amministrativo Regionale, sia al Consiglio di Stato e da entrambi i tribunali, respinto. In particolare il Consiglio di Stato ha riconosciuto all’Ente di tutela, la legittimità di definire come crede le norme, appunto, di tutela e queste prevedono l’inedificabilità dell’area.
Questi i fatti, il resto sono chiacchiere e qualche volta anche chiacchiere fuori luogo, quando non palesemente aggressive ed intimidatorie, come accaduto nell’assemblea del 15 dicembre scorso.
Se i soci della Cooperativa 1944 intendono insistere per edificare sul terreno di loro proprietà, dovrebbero convincere l’Amministrazione comunale ad intervenire nei confronti del Parco per sottrarre quella porzione di territorio dall’area protetta, ovvero modificare la normativa del Piano di Assetto in quello specifico caso. Ora, come è facile immaginare, il Piano di Assetto del Parco è il risultato di una delicata opera di mediazione e concertazione tra quindici amministrazioni comunali dei Castelli Romani, oltre all’Amministrazione provinciale di Roma e alla XI Comunità Montana. È realistico pensare che (oggi per esigenze di un comune domani per quelle di un altro) si possano riaprire continuamente i contenuti di una pianificazione d’area frutto di un faticoso e delicato equilibrio politico-gestionale ormai consolidato e giuridicamente riconosciuto? Ci sembra poco probabile.
Per concludere, una questione non secondaria: i proprietari vantano quello che definiscono un “diritto acquisito” ad edificare. Non credo che sia questa una definizione corretta. Qualora ci fosse un “diritto” in qualche modo disconosciuto o eluso da qualcuno - in particolare da una pubblica amministrazione - sarebbe sufficiente ricorrere all’autorità giudiziaria amministrativa per richiederne l’applicazione e si risolverebbe l’eventuale torto ricevuto. Ma così non è. E allora è forse più corretto parlare di “aspettativa acquisita”, per carità legittima, ma che è altra cosa da diritto. 

Nessun commento:

Posta un commento