di Giovanni Caso
Come cittadini siamo costretti a constatare l’incapacità delle Amministrazioni comunali di Grottaferrata, nel loro avvicendarsi, di darsi un nuovo Piano Regolatore Generale rispetto a quello del 1972, riconosciuto già all’inizio degli anni ’90 “assolutamente inadeguato alla gravità dei problemi urbanistici e paesistici e di gestione del territorio, che già erano affiorati”:
queste parole si leggono nel Documento di Indirizzo per
la realizzazione del nuovo Piano Urbanistico del Comune di Grottaferrata,
redatto dal tecnico incaricato Arch. Vittorio Minio Paluello e depositato il 10
marzo dello scorso anno 2011. Il Documento prosegue: “Il boom economico, la forte
crescita demografica e il persistere dell’emergenza abitativa negli anni ’60
indussero i pianificatori di quell’epoca a sovrastimare le previsioni di
espansione trascurando il disegno della città e gli aspetti formali. In questo
clima si adottò il Piano Regolatore Generale del 1972. Nel corso degli anni e dei decenni successivi
il predetto strumento ha mostrato tutti i limiti di un modo di trattare la
materia urbanistica e paesistica e di gestione del territorio, superato nei
fatti e dagli avvenimenti”. Sulla base
di queste constatazioni, il Comune, per circa venti anni, attraverso numerose
Delibere (del 1993, 1994, 1995, 2002, 2003, 2007), ha incaricato diversi
tecnici per la redazione di un nuovo Piano Regolatore al posto di quello del
1972. Tutti questi tentativi sono falliti per divergenze
politico-amministrative; l’ultimo del 2008 si è concluso anch’esso negativamente
per l’annullamento da parte del TAR del nuovo Piano adottato, sicchè è tuttora
in vigore il vecchio Piano Regolatore del 1972, in base al quale continuano
ad essere rilasciate autorizzazioni di nuove costruzioni, benché se ne sia
riconosciuta la inadeguatezza sul piano ambientale e paesistico. Questa è la paradossale vicenda del Piano
Regolatore Generale del Comune di Grottafferrata.
Cosa ha comportato tutto ciò per il
territorio del Comune? Non tratto dei Piani
di lottizzazione delle aree del Pratone, di Colle della Noce e di Carta Brutta
(l’ultimo polmone verde-agricolo di Grottaferrata, su cui premono le richieste
anche della Cooperativa ’44), in quanto di tale aspetto tratta la relazione
dell’Ing. Roberto Andreani. Mi fermo a constatare ciò che è avvenuto negli
ultimi cinque-sei anni nel tessuto urbano di Grottaferrata. Abbiamo assistito,
e stiamo assistendo, allo stravolgimento del volto architettonico e paesistico della
nostra cittadina a causa delle innumerevoli costruzioni per civile abitazione,
autorizzate sui giardini dei villini e delle case private, creando un irragionevole
affollamento urbano, con tutti i conseguenti problemi di sostenibilità
ambientale, vivibilità, traffico, inquinamento, ecc. Si è detto che i permessi
di costruire sono consentiti dal vecchio Piano Regolatore del 1972. Se ciò è
vero, va tuttavia considerato che successivamente sono intervenute le nuove normative
nazionali e regionali di tutela ambientale e paesistica, per cui anche le nuove
edificazioni, compresi i Piani di lottizzazione, devono rientrare nell’ambito
di applicazione di queste normative di tutela, che sono superiori ai Piani
Regolatori Comunali.
Possiamo, dunque, come cittadini, assistere
ad una espansione edilizia non utile né necessaria alla popolazione di
Grottaferrata, e che crea, al contrario, gravi problemi di sostenibilità,
vivibilità, traffico, inquinamento, anche per la mancanza di adeguate
infrastrutture e dei necessari servizi? Adesso si sta adottando il nuovo Piano
Regolatore: quale ne è l’ispirazione? Si possono emanare misure di salvaguardia
in attesa della sua approvazione?
Desidero esprimere l’auspicio che il nuovo
strumento urbanistico, oltre ad assicurare la indispensabile tutela ambientale
e paesistica del nostro territorio, risponda ad una lungimirante visione del
futuro della nostra cittadina, che non si basi su un’ulteriore espansione
edilizia, ma sulla salvaguardia dei suoi
valori caratteristici.
Giovanni Caso
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