venerdì 11 gennaio 2013

La vicenda del Piano Regolatore Generale di Grottaferrata e l’inflazione edilizia del territorio
di Giovanni Caso

Come cittadini siamo costretti a constatare l’incapacità delle Amministrazioni comunali di Grottaferrata, nel loro avvicendarsi, di darsi un nuovo Piano Regolatore Generale rispetto a quello del 1972, riconosciuto già all’inizio degli anni ’90 “assolutamente inadeguato alla gravità dei problemi urbanistici e paesistici e di gestione del territorio, che già erano affiorati”:
queste parole si leggono nel Documento di Indirizzo per la realizzazione del nuovo Piano Urbanistico del Comune di Grottaferrata, redatto dal tecnico incaricato Arch. Vittorio Minio Paluello e depositato il 10 marzo dello scorso anno 2011. Il Documento prosegue: “Il boom economico, la forte crescita demografica e il persistere dell’emergenza abitativa negli anni ’60 indussero i pianificatori di quell’epoca a sovrastimare le previsioni di espansione trascurando il disegno della città e gli aspetti formali. In questo clima si adottò il Piano Regolatore Generale del 1972.  Nel corso degli anni e dei decenni successivi il predetto strumento ha mostrato tutti i limiti di un modo di trattare la materia urbanistica e paesistica e di gestione del territorio, superato nei fatti e dagli avvenimenti”.  Sulla base di queste constatazioni, il Comune, per circa venti anni, attraverso numerose Delibere (del 1993, 1994, 1995, 2002, 2003, 2007), ha incaricato diversi tecnici per la redazione di un nuovo Piano Regolatore al posto di quello del 1972. Tutti questi tentativi sono falliti per divergenze politico-amministrative; l’ultimo del 2008 si è concluso anch’esso negativamente per l’annullamento da parte del TAR del nuovo Piano adottato, sicchè è tuttora in vigore il vecchio Piano Regolatore del 1972, in base al quale continuano ad essere rilasciate autorizzazioni di nuove costruzioni, benché se ne sia riconosciuta la inadeguatezza sul piano ambientale e paesistico.  Questa è la paradossale vicenda del Piano Regolatore Generale del Comune di Grottafferrata.
Cosa ha comportato tutto ciò per il territorio del Comune?  Non tratto dei Piani di lottizzazione delle aree del Pratone, di Colle della Noce e di Carta Brutta (l’ultimo polmone verde-agricolo di Grottaferrata, su cui premono le richieste anche della Cooperativa ’44), in quanto di tale aspetto tratta la relazione dell’Ing. Roberto Andreani. Mi fermo a constatare ciò che è avvenuto negli ultimi cinque-sei anni nel tessuto urbano di Grottaferrata. Abbiamo assistito, e stiamo assistendo, allo stravolgimento del volto architettonico e paesistico della nostra cittadina a causa delle innumerevoli costruzioni per civile abitazione, autorizzate sui giardini dei villini e delle case private, creando un irragionevole affollamento urbano, con tutti i conseguenti problemi di sostenibilità ambientale, vivibilità, traffico, inquinamento, ecc. Si è detto che i permessi di costruire sono consentiti dal vecchio Piano Regolatore del 1972. Se ciò è vero, va tuttavia considerato che successivamente sono intervenute le nuove normative nazionali e regionali di tutela ambientale e paesistica, per cui anche le nuove edificazioni, compresi i Piani di lottizzazione, devono rientrare nell’ambito di applicazione di queste normative di tutela, che sono superiori ai Piani Regolatori Comunali.
Possiamo, dunque, come cittadini, assistere ad una espansione edilizia non utile né necessaria alla popolazione di Grottaferrata, e che crea, al contrario, gravi problemi di sostenibilità, vivibilità, traffico, inquinamento, anche per la mancanza di adeguate infrastrutture e dei necessari servizi? Adesso si sta adottando il nuovo Piano Regolatore: quale ne è l’ispirazione? Si possono emanare misure di salvaguardia in attesa della sua approvazione?
Desidero esprimere l’auspicio che il nuovo strumento urbanistico, oltre ad assicurare la indispensabile tutela ambientale e paesistica del nostro territorio, risponda ad una lungimirante visione del futuro della nostra cittadina, che non si basi su un’ulteriore espansione edilizia, ma sulla  salvaguardia dei suoi valori caratteristici.
Giovanni Caso


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