venerdì 11 gennaio 2013


La  speculazione sul territorio. Cartabrutta Pratone
Ing. Roberto Andreani

Un esempio emblematico di quello che si è verificato e sta avvenendo sul territorio di Grottaferrata, e più in generale dei Castelli, è dato dall’aggressione al comprensorio Pratone - Cartabrutta. Questo comprensorio si trova all’interno di una tipica caldera del vulcano laziale, un altopiano a circa 400 m.s.l.m., circondato su due lati da rilievi facenti parte del vulcano: Tuscolo, la Molara, i pendii verso i Campi di Annibale, su un lato dal fosso dei Latroni (dopo Squarciarelli fosso Mariano, la Marrana) che origina alla Molara.
Al di là del fosso dei Latroni si innalza di nuovo il circo che chiude la caldera con le alture del Colle delle Ginestre e di Villa Cavalletti. Verso ovest è delimitato da via di Frascati e poi dalle alture che racchiudono il lago di Albano. Un territorio bellissimo, con una morfologia particolare, tipica del paesaggio dei Castelli Romani, che era ricco di prati, orti, vigneti e oliveti, di boschetti di piante di alto fusto, con vari resti archeologici, anche importanti, risalenti a ville romane che evidentemente godevano dell’ amenità e della salubrità dei luoghi.
Sulla base del Piano Regolatore Generale di Grottaferrata del 1972, delle cui sconfortanti vicissitudini parla diffusamente l’articolo del Dott. Giovanni Caso, vi venne edificato il quartiere della legge 167 che trasformò una parte dei prati in una zona urbana densamente abitata. A seguire, senza alcuna apparente ordinata e logica pianificazione e, in qualche caso, come per le edificazioni ricadenti sotto i patti territoriali, per imposizione dall’esterno (Provincia), è stato permesso l’insediamento sul territorio di lottizzazioni (“Il ciliegio”, “Il Pratone”), nonché di gruppi di ville, villette e abitazioni isolate.
L’intera zona è stata trasformata in un territorio in via di degrado, che alterna spazi verdi, spesso apparentemente abbandonati, ad aree edificate che lo coprono a macchia di leopardo, con un traffico intenso e convulso che percorre tutte le strade e i viottoli esistenti, accuratamente preservati nelle loro dimensioni storiche! Tuttora si continua a concedere indiscriminatamente permessi di costruire dovunque e comunque.
Al di là di via di Rocca di Papa, un’ampia fascia di territorio rientrante nel perimetro del Parco dei Castelli è tuttora oggetto delle mire della Cooperativa 44, benchè l’ultimo tentativo di renderla edificabile sia stato respinto da una sentenza, che appare definitiva, del Consiglio di Stato. Se anche questa fascia di Parco venisse edificata, ci si troverebbe a ridosso della Molara, che sarebbe inevitabilmente oggetto della prossima ondata di cemento. Nel frattempo la zona è già oggetto di edificazioni abusive in assenza di controlli da parte del Comune e del Parco.
La Regione Lazio, nel 2009, sia pure con tre anni di ritardo, ha finalmente recepito la legislazione nazionale in tema di difesa dell’ambiente. La nuova  legislazione regionale stabilisce che nuovi piani di lottizzazione che vadano ad interessare territori di particolare pregio ambientale, nei quali siano presenti delle criticità che potrebbero venire aggravate in caso di nuove edificazioni, debbono essere sottoposti ad una Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Il processo di VAS richiede ai proponenti di predisporre un Rapporto Ambientale che studi l’impatto sull’ambiente delle nuove opere e delle relative infrastrutture. Questo Rapporto viene valutato dal Comune unitamente al Progetto di lottizzazione ai fini della sua adozione o meno. Se viene adottato, il Comune lo deve trasmettere alla competente Direzione della Regione, che   lo pubblica sul suo Bollettino e sul suo sito web. Vi sono 60 giorni per le osservazioni da parte di tutti gli interessati, dopodiché la Regione fa le proprie valutazioni, che possono portare anche a una richiesta di modifica del Piano per adeguarlo alle esigenze di tutela dell’ambiente e del territorio.
Le tre lottizzazioni attualmente proposte, se fossero approvate, completerebbero l’occupazione e cementificazione di tutto il comprensorio tra il Fosso dei  Latroni e via di Rocca di Papa. Una di esse: “Colle della Noce”, di medie dimensioni, 12530 mc edificati, circa 160 nuovi residenti, ha ottenuto il permesso di costruire dal Commissario Prefettizio alle ore 19 del 23 Dicembre 2004. Per ragioni di urgenza, il permesso veniva reso immediatamente operativo senza nemmeno attendere i quindici giorni di pubblicazione sull’albo pretorio per le eventuali osservazioni. Dopodiché, si sono attesi sette anni senza far nulla e ora sono in corso le opere di urbanizzazione, senza che sia stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale delle future costruzioni. Per le altre due: “Cartabrutta”, 37300 mc, circa 530 nuovi residenti; “Piana del Pratone 2”, 6100 mc, circa 100 nuovi residenti,  è in corso la procedura di VAS in quanto prima il Comune, poi la Regione, hanno individuato una serie di criticità che affliggono il comprensorio Cartabrutta Pratone e che verrebbero accentuate dai nuovi Piani.
Le elenco brevemente: Viabilità: per la sua conformazione orografica, il comprensorio ha due sole uscite verso Grottaferrata e Roma, principali destinazioni  verso cui gravitano gli interessi dei residenti: Squarciarelli e la strettoia di via di Rocca di Papa. Anche ulteriori aperture, ponti sul fosso dei Latroni, altre strade di collegamento con via di Frascati, terminerebbero sempre a Squarciarelli o sull’ Anagnina, già di per sé abbondantemente intasata. La situazione del traffico è già attualmente pressoché insostenibile e determina anche la:
Qualità dell’aria: colle tre nuove lottizzazioni e il completamento di quelle già avviate, il comprensorio si trasformerebbe da polmone verde qual’era e in parte è tuttora, in un quartiere periferico di ville e villette, palazzine e palazzi, in larga misura dormitori, se abitati, con un traffico di tipo urbano.
Approvvigionamento idrico: lo sfruttamento intensivo delle falde acquifere dei Castelli ha già determinato il deterioramento delle caratteristiche fisico chimiche dell’acqua potabile nei Comuni dei Castelli, rendendo già ora imbevibile al gusto l’acqua dell’acquedotto durante l’estate per l’elevato contenuto di sali tra cui l’arsenico. Un problema, che verrebbe sicuramente aggravato da questa massiccia edificazione del comprensorio  Pratone - Cartabrutta, che ne impermeabilizza i suoli (40% mediamente e vicino al 100% per il quartiere 167), è quello dell’alimentazione del lago di Albano. L’intera zona Cartabrutta, Pratone e la Molara, nel sistema idrogeologico dei colli Albani, è classificata “area critica” per il lago di Albano, come stabilito dal D.G.R. Lazio N. 445 del 16 Giugno 2009, Allegato 1, e dovrebbe quindi essere lasciata prevalentemente libera di assorbire l’acqua piovana per alimentare la falda. Il continuo calo del livello del lago, che non ha immissari superficiali, ben 8 m dal 2000 ad oggi, 80 cm dall’estate scorsa, è dovuto, oltre che ai prelievi eccessivi dalla falda acquifera, legali e illegali, anche all’impermeabilizzazione dei suoli nei bacini di raccolta che impediscono l’assorbimento dell’acqua piovana da parte del terreno.
Smaltimento acque chiare e nere: attualmente il territorio interessato dalle nuove lottizzazioni non è affatto servito adeguatamente dalla rete fognaria comunale e quindi la situazione verrebbe ulteriormente peggiorata colle nuove edificazioni.
il Paesaggio: come si fa a sostenere – come si legge nei Rapporti Ambientali presentati dalle Lottizzazioni - che è meglio una distesa di recinti e comignoli, in genere senza alberi per non sprecare nemmeno un metro quadro di terreno, rispetto ad un bel prato verde, anche se popolato da specie “selvatiche” o un albero, anche se “alloctono”, cioè non facente parte della flora “autoctona”? Anche un bel paesaggio, come quello che la natura e la mano dell’uomo hanno, nei secoli, creato nel nostro territorio, ha una parte importante nella qualità della vita e, come tale, non ha prezzo.
Manca infine, tra le criticità indicate da Regione e Comune, quella che è sicuramente la più importante per i cittadini di Grottaferrata e che è la vivibilità del loro ambiente.

Non si capisce perché, per ragioni prevalentemente speculative - dato che le nuove unità abitative in larghissima misura non corrispondono ad esigenze abitative espresse dalla popolazione locale ma sono palesemente destinate ad attirare in loco nuovi residenti attratti proprio da quello che ora sta venendo distrutto - si deve rendere invivibile il proprio ambiente ai cittadini di Grottaferrata. L’Amministrazione comunale deve rendersi conto che, in una situazione anomala come quella determinata dalla  mancata adozione di un nuovo piano regolatore  più rispettoso dell’ambiente e delle esigenze dei suoi amministrati, ha il dovere morale di consultare  i cittadini prima di prendere decisioni che risulterebbero grandemente dannose sia  per il loro benessere fisico e psichico sia per la salvaguardia del patrimonio naturale e storico del proprio territorio.
                                                                                   

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